
Sabato 14 dicembre 2024: visita senologica di controllo, dopo sette mesi dall’ultima e a quattordici mesi dall’intervento di mastectomia.
Oggi rivedo il Gran Maestro russo.
Lui, il mio senologo milanese, il mio Boleslavs’kyj de’ Navigli. La sua squadra mi ha operato il 24 ottobre 2023, in una lucente gelida sala operatoria dell’Ospedale San Raffaele, con la mia canzone preferita di Billie Holiday in sottofondo (In My Solitude).
Quando entro nel suo studio, si alza, mi viene incontro sorridendo con quel suo balenare d’intelligenza negli occhi, dietro gli occhiali dalla montatura sottile (ho sempre avuto un debole per gli sguardi brillanti, e per gli occhiali dalla montatura sottile). Allarga le braccia e mi ci avvolge dentro. «Annalisa, come sta?», mi chiede. Sembra un padre accademico, un mentore, qualcuno che in passato si sia preso cura della mia formazione. Invece è il chirurgo luminare, lo scienziato di prestigio che poco più di un anno fa mi ha mutilato di una mammella con precisione millimetrica e che a febbraio 2023, alla mia prima visita con lui, mi guardava senza rivelare alcuna emozione nel viso, intonato con la stanza d’ospedale asettica in cui mi aveva ricevuto.
Anche la relazione tra medico e paziente è una storia d’amore tra due estranei uniti dal caso e addomesticati dal tempo, dagli eventi.
Il mio Boleslavs’kyj de’ Navigli oggi mi guarda con la compassione che si dedica a chi ci sta a cuore, agli amici, alle persone con cui abbiamo intrecciato un dialogo.
Ci sediamo. «Cosa mi ha portato?», mi chiede curioso, allungando gli occhi pronti verso il mio voluminoso raccoglitore – raccoglie ormai quasi due anni della mia storia clinica, meticolosamente ordinata per sezioni distinte da cartoncini divisori colorati: emocromi, ecografie e mammografie, TAC e risonanze, scintigrafia, aghi aspirati e biopsie, visite oncologiche, visite senologiche, visite ginecologiche, visite cardiologiche, relazione sull’intervento di mastectomia, visite di controllo post-chirurgiche, schede della chemioterapia, schede della radioterapia, test genetici, cartelle cliniche delle donne che in famiglia mi hanno preceduto in mammelle cancerose (due zie materne, una sopravvissuta, una no).
Perfino nell’esperienza della malattia ho trovato il mio consueto appagamento nella pedanteria del catalogare, dell’archiviare, dell’organizzare dati e informazioni. Gli inventari, da sempre, mi rassicurano, mi arginano.
Dal raccoglitore estraggo gli ultimi tre referti e glieli stendo: ecografia e mammografia del 17 settembre, risonanza magnetica del 10 ottobre, PET del 24 ottobre. Gli ho portato anche i CD degli esami, e tutta la mia apprensione. Lui si getta sui documenti e li studia a fondo, rimanendo assorto e silenzioso per un quarto d’ora buono. Questo mi consente di osservarlo per un po’, inosservata. Dottore, vorrei dirgli, lei è bello. Per me è bello come quel tipo d’uomo che immagino cenare in una grande cucina col camino in pietra pieno di legna buona, un calice di vino rosso e musica classica.
Mentre mi figuro e mi titillo con le mie scene, lui all’improvviso sospira e allarga le braccia, ma stavolta per farle ricadere stancamente lungo i fianchi. Fissa le carte passando da un foglio all’altro, fa smorfie, storce la bocca, emette un sommesso bah. È contrariato, scettico, dispiaciuto?
Il fatto, lo so già, è che i miei ultimi tre referti dicono che vicino alla protesi mammaria è comparso di recente un piccolo nodulo, o un linfonodo verosimilmente infiammato.
Che ne facciamo?
«Per me non è sospetto, – dichiara con fermezza il mio Gran bellissimo Maestro – cioè ha basse probabilità di essere brutto». Fa una pausa, ed è per questa pausa sofisticata che io adesso attendo l’arrivo della congiunzione avversativa, perché avversa mi è diventata la vita, una scarica di “ma” a scompigliare le carte sul tavolo.
Tuttavia
«Tuttavia – riprende lui, più raffinato e concessivo – in virtù del suo percorso clinico e delle caratteristiche del suo tumore triplo negativo che, come sa, ha alte probabilità di recidivare nei primi tre anni, non possiamo assolutamente permetterci di rimanere con il dubbio». Messa così, come contrastarlo?
Anno nuovo: cosa c’è di nuovo
“Mammografia sinistra ed ecografia bilaterale: in adiacenza al profilo protesico in sede media esterna formazione nodulare ipoecogena di 10 mm riferibile prioritariamente a linfoadenomegalia […]. RMN mammella: al cavo ascellare destro linfoadenopatia nodulare di 7 mm meritevole di accertamento diretto. […] Si consiglia agoaspirato ecoguidato della formazione descritta e successiva rivalutazione clinica.”
A gennaio, dunque, un nuovo ago mi perforerà la solita tetta. L’esame citologico sarà sufficiente a indicare la direzione e orientare l’anno che inizia. Il primo fu il 13 febbraio 2023 e fece tanto male. Ma che ne sapevo allora, del dolore? Adesso poi, dalla mia, ho la completa insensibilità del seno destro: posso sperare di non sentire nulla, più nulla.
Ci salutiamo, io e il mio bel Boleslavs’kyj, con la promessa di rivederci nel giro di pochi mesi. Ci abbracciamo di nuovo e ci facciamo gli auguri di buone feste, per questo tempo sospeso di lucine e pupazzi di Babbo Natale impiccati ai balconi.

[L'immagine b/n in copertina è tratta dal film Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, fonte: Maremosso]
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