
Comune di Martinsicuro, Provincia di Teramo, Ufficio di Stato Civile. Protocollo n. 104.
Ricevuta di consegna Disposizioni anticipate di trattamento – 02-DAT con indicazione e accettazione del fiduciario.
Si attesta che Di Salvatore Annalisa, nata il 02-09-1981 a San Benedetto del Tronto (AP), residente a Martinsicuro (TE), via xxx, ha consegnato a questo ufficio in data 29-05-2025 sue disposizioni anticipate di trattamento (02-DAT con indicazione e accettazione del fiduciario) ai sensi della Legge 22 dicembre 2017 n. 219 e del Decreto del Ministero della Salute 10 dicembre 2019 n. 168. A tali disposizioni è stato attribuito il numero 104 del relativo registro, qui tenuto.
Fiduciario: Di Salvatore Alessandro.
È la terza volta, quest’anno, che entro nell’Ufficio di Stato Civile del mio comune.
Le prime due sono state il 27 gennaio e il 3 marzo per le firme della separazione con Simone. «Ci rivediamo», mi dice l’Ufficiale dello Stato Civile. Sì, rispondo gioviale, quest’anno solo per cose allegre. Lui sorride triste. Il Signor De Angelis è sempre gentile, meticoloso, discretissimo.
Dunque siamo qui oggi, giovedì 29 maggio 2025, per depositare le mie DAT, in presenza di questo povero cristo di Mio Fratello Fiduciario che è venuto da Pescara ad accettare formalmente la nomina. Moduli da compilare e firmare, fotocopie, scansioni, invio telematico al Ministero della Salute, ci vuole in tutto quasi un’ora.
Da oggi, il mio testamento biologico è inserito nella Banca Dati Nazionale. C’è scritto come la penso riguardo ai trattamenti sanitari da applicare e a quelli da non applicare su di me a fine vita. L’ho redatto con la consulenza medica della mia oncologa e l’assistenza legale di mia cugina avvocata. C’è scritto anche che, qualora io perdessi la capacità di decidere autonomamente o di comunicare le mie decisioni ai medici, Mio Fratello Fiduciario si impegna a garantire lo scrupoloso rispetto delle mie volontà.
Se non fossero le dieci del mattino, celebrerei questo atto con un prosecco al bar. Invece andiamo a mangiare un cornetto al cioccolato, perché Mio Fratello Fiduciario è un bravo padre di famiglia e ha una call di lavoro tra dieci minuti. Io mi sono presa la mattinata libera e lavorerò nel pomeriggio, ben gonfiata dal cortisone che mi tiene sveglia dall’ultima terapia.
DAT: riguardano tutti, interessano a pochi.
La mia consegna è stata protocollata con il numero 104. Mio fratello ne è molto divertito: 104, mi fa notare, è un numero propizio per me che proprio in questi giorni sto aspettando dall’INPS la conferma di rinnovo del mio stato di invalidità.
Il mio testamento biologico, dunque, è il centoquattresimo pervenuto al Comune di Martinsicuro dall’istituzione della legge nel 2017. Il nostro comune, mi conferma il Signor De Angelis, conta a oggi 17.000 abitanti.
Di questi centoquattro testamenti biologici registrati dal Comune di Martinsicuro, aggiunge, quasi tutti sono di Testimoni di Geova e riguardano il rifiuto di trasfusioni di sangue. Per il resto, insomma, la faccenda non sembra interessare i miei concittadini.
In effetti, ancora oggi le DAT sono poco usate perché poco conosciute. È possibile che la loro scarsa diffusione sia legata a una comune, elementare forma di rimozione culturale: noi occidentali rimandiamo o evitiamo pensieri e decisioni che riguardano l’atto del morire perché, del morire, rifiutiamo l’idea.
D’altra parte, se non si è né troppo malati né troppo vecchi, perché dovremmo pensarci? Mi sarebbe mai venuto in mente di scrivere un testamento biologico a 43 anni, se non mi fosse venuto il cancro per la seconda volta in due anni? La verità: no, penso di no.
Eppure: in ogni istante possiamo finire in coma per un incidente in casa, mentre siamo ancora giovani e sani.
Un ruzzolone babbeo, ed ecco il cranio che si apre come un giglio su quello spigolo di marmo. Cosa dovranno fare allora con te – i medici, i tuoi cari, – con quel tuo manichino mezzo sfasciato, un complesso di membra immobili e silenziosamente richiedenti cura? Sarai una memorabile seccatura per loro. Tu sei lì, sdraiato, ebete, intubato, e taci. Vuoi essere mantenuto, o smaltito? Su, parla, abusivo! Òccupati del posto che occupi: stai tra i vivi o tra i morti?
Da qualche tempo mi sono accorta di muovermi con singolare circospezione quando cammino per strada. Devo ammetterlo: adesso che ho maturato tutto questo sontuoso curriculum di malattia oncologica, mi scoccerebbe proprio finire, che so, travolta da un rider di Deliveroo. “Da due anni – si dirà con le parole chiassose della metafora bellica, – da due anni combatteva contro il brutto male, ma è in fin di vita per la consegna puntuale di un poke”. Pure in questo caso, comunque, le DAT tornerebbero utili.
È pronto anche il testamento olografo.
Questo è un documento privato, scritto di mio pugno come vuole la legge, e riservato ai miei cari. Contiene qualche disposizione in materia di rito funebre, di cremazione e dispersione delle ceneri; qualcosa su certe piccole donazioni di oggetti a cui tengo.
Due cose le voglio riportare anche qui. Una è questa: ho disposto che, dopo la mia morte, tutti i miei libri vengano donati alla biblioteca del nascente Centro MACU – Martinsicuro Arte e CUltura. Non c’è ancora, ma ci sarà (penso che sì, lo vedrò). Il progetto di ristrutturazione edilizia dell’ex Cinema Ambra in piazza Cavour è iniziato quando ancora abitavo in via Colombo. Mi piace pensare che tutti i libri che ho acquistato, e in buona parte letto, vadano in giro per altre mani, in altre case del paese dove sono cresciuta. Il loro posto, come il mio, è qui.
La seconda cosa riguarda i testi presenti in questo blog, Progetto Kintsugi: che restino vivi, loro, in qualche modo.
Tutto è pronto, adesso.
Sì, come ho già scritto, questa imperturbabile operosità sgombra di sentimenti, solo scartoffie e pratiche da completare, mi fa bene. Lo psicologo oncologico del reparto mi ha suggerito l’ipotesi che questa forma di controllo mi aiuti a reggere la paura. È possibile. Non ha importanza, comunque. Curare l’apparato burocratico della propria morte è un atto di responsabilità verso chi continua a vivere.
Adesso, soltanto adesso che ho preparato la mia morte, mi sento pronta a vivere altri quaranta, cinquant’anni, e magari a guarire da altri due, tre cancri di nuova generazione, per poi finire, che so, arpionata da un drone che stava consegnando locuste al vapore.