È stato grazie alla mia amica geniale che ho conosciuto i primi libri di Ágota Kristóf. Oggi, nel 2025 in Italia, chiunque legga un po’ di libri all’anno conosce la Trilogia della città di K., pubblicata da Einaudi nel 1998. Ma allora non era così. Leggere Ágota Kristóf da adolescente, alla fine degli anni ’90 in Italia, era la rivoluzione. Domani inizio le nuove chemioterapie, e oggi rileggo Ieri.
libri
Serie 5, post #1. Il Granchio
“Così denominato, perché suol essere circondato di vene turgide e varicose, che sembrano le gambe e le branchie del granchio, ovvero perché come questo animale è tenace della preda, ed una volta afferrata colle sue branchie mai più l’abbandona”.
Serie 4, post #7. “I corpi sono testi”
Sono nella sala d’attesa del centro medico dove, due anni fa, feci la mia prima esperienza di ago aspirato al seno. Oggi ne faccio un altro. Mentre aspetto di essere bucata, leggo l’ultimo libro di Vittorio Lingiardi, “Corpo, umano”.
Serie 4, post #5. Ottobre, mese rosa
Primo ottobre. Inizia oggi il mese più rosa dell’anno. Per questo, dopo due lunghi mesi di pausa, torno con la mia rubrica Nastro Rosa su Riviera Oggi. Stavolta parlo del lavoro di Michela Murgia, di un saggio ancora imprescindibile di Susan Sontag, e di quanto mi sono stufata di leggere ovunque tutta una retorica della malattia oncologica.
Serie 3, post #17. Si va in finale
Ultimo ciclo di capecitabina. Lo inizierò domani e lo finirò venerdì 17 maggio. Poi basta: terapie terminate. Visite di controllo ed esami diagnostici, quelli saranno per sempre frequenti e regolari. Ma le granate chemioterapiche, tutte quante – quelle in vena, quelle in bocca, e pure la radioterapia, tutte le terapie che mi hanno cambiato l’aspetto, la vita e un po’ pure la mia essenza – stanno per finire. È possibile che sabato 18 mi venga voglia di festeggiare la fine di un anno di cure.
Serie 3, post #12. Pyramid Song
Prossima TAC con mezzo di contrasto: 4 aprile. Torace, addome, encefalo. «Encefalo? – chiedo alla mia oncologa, – Perché encefalo?». Perché è una delle prime vie di fuga, mi dice lei, con calma serafica e lucida pragmaticità. È una delle prime vie di fuga del cancro triplo negativo che mi hanno tolto dal seno lo scorso ottobre.
Serie 3, post #10. Ricordare bene per dimenticare meglio (anche grazie al bonus psicologo)
Ho un problema con le date: ne ricordo troppe. Così, una stanza del mio cervello è sempre occupata da una lunga serie di numeri – giorno, mese, anno, – che, nella maggior parte dei casi, non mi servono. Eppure, è un’abitudine che, qualche volta, torna utile.
Serie 3, post #9. Corpo di grazia
Mai come l’anno scorso, grazie soprattutto al cancro, ho sentito la centralità assoluta del corpo nella nostra vita. Un corpo in salute ne cambia la sostanza e le giornate. Non abbiamo che il corpo, per vivere, amare, dire le cose. È quasi ora di aggiungere un nuovo capitolo al Kintsugi Project: il corpo, dopo. Nel frattempo, mentre mi avvicino alla fine del terzo di ciclo di capecitabina, aspetto una grazia nuova.
Serie 1, post #25. Come Giobbe
Quanto grande è la forza che ci vuole a stare al mondo nel tempo dell’assedio, colpiti da più lati, – al petto, ai fianchi, allo stomaco, alla schiena; – una sassaiola di botte in punti diversi del nostro sentire e del quotidiano: la paura, l’amore, la rabbia, la tristezza, la delusione, la perdita. Quanto grande è?
Serie 1, post #24. Ascoltare gli alberi
Le mie vene, da quando ricevono ogni settimana il taxolo senza l’ausilio del PICC, rimosso per rischio di trombosi, sono dure e grezze come corde di juta, corrose come la pelle sotto gli strappi di cerotti, e incattivite come il mio spirito seccato, bramoso di alberi e di bosco subito.










