Ultimo ciclo di capecitabina. Lo inizierò domani e lo finirò venerdì 17 maggio. Poi basta: terapie terminate. Visite di controllo ed esami diagnostici, quelli saranno per sempre frequenti e regolari. Ma le granate chemioterapiche, tutte quante – quelle in vena, quelle in bocca, e pure la radioterapia, tutte le terapie che mi hanno cambiato l’aspetto, la vita e un po’ pure la mia essenza – stanno per finire. È possibile che sabato 18 mi venga voglia di festeggiare la fine di un anno di cure.
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Serie 3, post #12. Pyramid Song
Prossima TAC con mezzo di contrasto: 4 aprile. Torace, addome, encefalo. «Encefalo? – chiedo alla mia oncologa, – Perché encefalo?». Perché è una delle prime vie di fuga, mi dice lei, con calma serafica e lucida pragmaticità. È una delle prime vie di fuga del cancro triplo negativo che mi hanno tolto dal seno lo scorso ottobre.
Serie 3, post #10. Ricordare bene per dimenticare meglio (anche grazie al bonus psicologo)
Ho un problema con le date: ne ricordo troppe. Così, una stanza del mio cervello è sempre occupata da una lunga serie di numeri – giorno, mese, anno, – che, nella maggior parte dei casi, non mi servono. Eppure, è un’abitudine che, qualche volta, torna utile.
Serie 3, post #9. Corpo di grazia
Mai come l’anno scorso, grazie soprattutto al cancro, ho sentito la centralità assoluta del corpo nella nostra vita. Un corpo in salute ne cambia la sostanza e le giornate. Non abbiamo che il corpo, per vivere, amare, dire le cose. È quasi ora di aggiungere un nuovo capitolo al Kintsugi Project: il corpo, dopo. Nel frattempo, mentre mi avvicino alla fine del terzo di ciclo di capecitabina, aspetto una grazia nuova.
Serie 1, post #25. Come Giobbe
Quanto grande è la forza che ci vuole a stare al mondo nel tempo dell’assedio, colpiti da più lati, – al petto, ai fianchi, allo stomaco, alla schiena; – una sassaiola di botte in punti diversi del nostro sentire e del quotidiano: la paura, l’amore, la rabbia, la tristezza, la delusione, la perdita. Quanto grande è?
Serie 1, post #24. Ascoltare gli alberi
Le mie vene, da quando ricevono ogni settimana il taxolo senza l’ausilio del PICC, rimosso per rischio di trombosi, sono dure e grezze come corde di juta, corrose come la pelle sotto gli strappi di cerotti, e incattivite come il mio spirito seccato, bramoso di alberi e di bosco subito.
Serie 1, post #23. “C’è come un dolore nella stanza”
Quasi ogni mercoledì mi vesto con cura, e mi trucco anche, come se andassi a una festa. Credo sia il mio modo di dirmi e dire qualcosa, ma non ho capito cosa. Il poco che so è che dalle mie parti c’è dolore. E peso, e perdita. Ciò non è una disgrazia. È solo un evento che accade, come il resto delle cose.
Serie 1, post #22. Come Pollon
Nemmeno il cielo sa quanti e quali guai sono in grado di combinare io, se mi trovo in una situazione per me nuova e gigantesca, madornale, nella quale non so chi sono e perdo la mia piccola quieta strada. Di solito, li combino mentre cerco di aggiustare qualcosa.
Serie 1, post #21. I viaggi di Giovannino Perdigiorno
Chi non ha mai letto le filastrocche e le favole di Giovannino, faccia in modo di rimediare subito. Dopo averle lette, sarà una persona diversa e sorriderà più spesso, anche a occhi chiusi. Giovannino è un bambino dolce che sa come sono fatti i sogni, e come crederci. È anche un esploratore esigente, coraggioso, ostinato, un po’ cavilloso e presuntuosetto.
Serie 1, post #20. Non vederci chiaro
La cheratite è un’infiammazione della cornea. Gli occhi diventano dolenti, gonfi, secchi e molto sensibili alla luce; la vista è offuscata e ridotta, la percezione tattile è sabbiosa. Dev’essere così che ci si sente, forse, dopo aver preso un cazzotto. Il cazzotto, a me, l’ha dato il taxolo.